Il Monferrato: territorio da scoprire
Ampie porzioni del Monferrato, i suoi paesaggi vitivinicoli, sono state dichiarate “Patrimonio dell’Unesco” insieme alle colline delle Langhe-Roero. Le colline a nord delle province di Asti e Alessandria sono dolci declivi che si snodano fra vigne, noccioleti e boschetti. Un paesaggio ampio e verdeggiante che declina fino alla pianura di Casale Monferrato e Vercelli dove si estendono a perdita d’occhio le risaie che producono il migliore riso del mondo.
Il territorio del Monferrato con le sue dolci colline e i piccoli borghi è ancora tutto da scoprire: percorsi nella natura perfetti per passeggiate a piedi, a cavallo o in bicicletta collegano paesini che hanno mantenuto l’atmosfera contadina di un tempo e hanno tanto da raccontare di storia e leggende.
Oltre alla grande importanza in ambito paleontologico (molti sono i fossili risalenti al Miocene e al Pliocene a quando il mare ricopriva la Pianura Padana e le colline monferrine) il Monferrato è il territorio degli Infernot: piccoli vani ipogei interamente scavati nella Pietra da Cantoni (pietra locale con cui venivano costruiti anche i “Casot”) strettamente collegati alla cultura del vino.
Sono vere e proprie opere d’arte, capolavori architettonici realizzati nei lunghi inverni da scultori monferrini, nati dalla tradizione e dal sapere contadino, ora riconosciuti dall’UNESCO come “Una eccezionale testimonianza vivente della tradizione storica della coltivazione della vite, dei processi di vinificazione, di un contesto sociale, rurale e di un tessuto economico basati sulla cultura del vino.” Visitabili in molti paesi durante le manifestazioni o su appuntamento sono stati censiti, tutelati e valorizzati dall’ Ecomuseo della Pietra da Cantoni.
Il Monferrato, rinomato per le sue eccellenze enogastronomiche, con l’arrivo dell’autunno e del pregiatissimo Tartufo Bianco inaugura la stagione del gusto con le tante fiere (del Tartufo e del Bue Grasso sopra tutte) e gli eccellenti ristoranti diffusi sul territorio.
Tanti i piatti tipici del Monferrato legati alla tradizione contadina, che lo confermano meta ideale per tour interamente dedicati al buon cibo.
Gli agnolotti monferrini fatti nelle varie maniere, le cui ricette dei ripieni variano storicamente da paese a paese.
La Bagna Caòda, antica ricetta provenzale adattata e fatta propria dai contadini astigiani: piatto povero ma legato alla celebrazione di momenti di vita collettiva gioiosi come il termine della vendemmia.
Tutti i piatti realizzati con le carni superiori di Razza Piemontese Fassone (e nei mesi invernali con il maestoso Bue Grasso): la carne cruda battuta al coltello, il bollito misto piemontese e il fritto misto piemontese solo per citarne alcuni.
“L’esultante di castella e vigne suol d’Aleramo”
come cantò il grande poeta ottocentesco Carducci nell’ode “Piemonte”, ha sui suoi colli caratteristici paesi e cantine dove si producono grandi vini: fra i più rinomati la Barbera, il Grignolino, il Ruchè, la Freisa e la Malvasia rossi, e bianchi fra cui il Moscato e il Cortese.
Cenni storici del Monferrato, a cura di Paolo Girola
Il nome Monferrato ha indicato per 600 anni una realtà geografica e anche politica, il Marchesato, che aveva nelle terre a nord del Tanaro, fra Casale, Moncalvo e Valenza il suo nucleo originario. Uno Stato non nel senso moderno del termine perché i suoi confini mutavano nel continuo succedersi di acquisti e perdite di feudi, ma che comunque per 6 secoli tenne un posto fra i potentati dell’Italia del Nord.
Il Marchesato del Monferrato, poi ducato quando nel 1536 passò ai duchi di Mantova, fu l’ultimo lembo di Piemonte a essere acquisito nel 1708 dalla dinastia dei Savoia che riunirono così sotto un’unica corona tutta la regione.
Le origini del Marchesato si fanno risalire ad Aleramo (933-967) primo marchese: la leggenda narra che gli fu assegnata in feudo dall’imperatore Ottone I tanta terra quanta ne riusciva a percorrere in tre giorni e tre notti a cavallo. Lo sviluppo del marchesato avviene attorno alle località di Acqui Terme, Alba, Casale Monferrato, Chivasso e Moncalvo. Dopo gli Aleramici , nel 1306 il Marchesato andò in feudo ai Paleologi, la dinastia degli imperatori romani d’Oriente
Nel 2006 in località Ponte della Rotta, fra Portacomaro, Portacomaro Stazione, Castell’Alfero e Calliano, fu posato un cippo a ricordo dei 700 anni dell’incontro, avvenuto il 29 settembre 1306 , nel giorno di S. Michele, tra il Marchese Teodoro Paleologo del Monferrato e Filippo di Savoia Principe d’Acaja. Probabilmente il primo incontro ufficiale come capo di Stato del giovane marchese, figlio dell’Imperatore romano d’Oriente, venuto a prendere possesso del Monferrato.
Ultimi feudatari del Monferrato furono i Gonzaga di Mantova: Ferdinando Carlo Gonzaga-Nevers (1665- 1708) fu l’ultimo duca di Mantova e del Monferrato, alla sua morte i suoi possedimenti in terra piemontese passarono ai Savoia.
Una delle caratteristiche di questo “Stato” è di non avere avuto per secoli una vera e propria capitale, ma una corte itinerante che risiedeva di volta in volta a Valenza, Moncalvo, Chivasso. Dal 1474 Casale si può dire che assuma le funzioni di “capitale” dello Stato paleologo.